Sale
Ingoio sale, mentre canticchio una vecchia canzone. Mi si scioglie in bocca, la storco, sorridendo. Inclino la testa, cerco di trovarne un angolo. Cammino e cammino, le suole consumate ma le scarpe ancora verdi. Le unghie mangiucchiate e rosse dal freddo, le mani tremanti, niente guanti. Cado in ginocchio, comincio a rotolare finché sbatto. A schiena sotto apro la bocca e faccio mischiare gli ultimi granelli rimasti con la neve, che intanto mi entra per il collo.
Una donna si ferma e mi guarda, fazzoletto rosso in testa, svolazzante, e bambino piangente in grembo. Piange a squarciagola, come se stesse morendo. Possibile. Viso pieno di rughe, come mia nonna, ma non sorridente, quasi arrabbiato, viso rosso e denti marroni, quasi pronta a sputare. Il ghiaccio mi entra nelle ossa, mi alzo in piedi e ricomincio a camminare.
Mi fermo, volgo lo sguardo indietro. Siamo partiti solo da poco e già sono stanca. Sono stanca. Sono stanca. Continuo a pensarlo. Vedo tanta gente, marrone. Salticchio per risvegliare i piedi, uomini mi passano accanto, mi passano via. Non mi guardano, troppo indaffarati. Visi cupi, neri, occhi bassi ed imbronciati. Vita difficile, lavoro nei campi, mani callose e sporche. Ne sono orgogliosi, senza dubbio. Passa anche mio padre, quasi irriconoscibile, uguale agli altri. Il cielo è giallo, tanto giallo.
Finalmente lo vedo. Lui lo riconosco, non è come gli altri. È bello, alto, colorato. Gli corro incontro. Incredibile, ho la forza di correre. Gli stringo le braccia al collo e gli salto in braccio. Cadiamo nella neve, freddo. Molto freddo. Non lo sento più, il cuori sono caldi. Fuoco che scorre nelle vene, lava nelle arterie, nei polpastrelli, rigidi. Mi sorride, stanco e stupito. Lo bacio e lascio la gente passarci via, lasciarci da soli. I respiri si mescolano, ci scaldano. Come il fumo di una cioccolata calda.
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