martedì, aprile 10, 2007

Tra le varie indecisioni nel mezzo c’è il futile e il vago, ci sono io…

I sogni sono imperfetti: diventano veri, perdono libertà

Ora so per certo che la mia felicità non durerà mai più di qualche giorno. È talmente effimera che non esisterà mai.
“Sbiancano i salici, i pioppi fremono
Brezze lievi imbruniscono e tremano
Fra le onde che da sempre s’inseguono
Intorno all’isola nel fiume
Che scorre verso Camelot.
Quattro mura grigie e quattro grigie torri,
S’affacciano su uno spiazzo fiorito,
E l’isola silenziosa racchiude
La Signora di Shalott”

“E balenanti in uno specchio terso
ogni dì uguale eppure diverso
osserva le ombre del mondo che ha perso
e la strada che si snoda verso
il castello di Camelot… E a volte compaiono in quello specchio nero
coppie di cavalieri che salgono al maniero.
Ma per lei non ce n’è uno leale e sincero,
per la signora di Shalott”


Da "Il giardino delle ombre", di Margaret Buffie
When the wind starts to blow, all the swallows seem to get crazy, like me...

Veramente, adoro il vento come posso adorare poche cose nella mia vita...
Sale
Ingoio sale, mentre canticchio una vecchia canzone. Mi si scioglie in bocca, la storco, sorridendo. Inclino la testa, cerco di trovarne un angolo. Cammino e cammino, le suole consumate ma le scarpe ancora verdi. Le unghie mangiucchiate e rosse dal freddo, le mani tremanti, niente guanti. Cado in ginocchio, comincio a rotolare finché sbatto. A schiena sotto apro la bocca e faccio mischiare gli ultimi granelli rimasti con la neve, che intanto mi entra per il collo.
Una donna si ferma e mi guarda, fazzoletto rosso in testa, svolazzante, e bambino piangente in grembo. Piange a squarciagola, come se stesse morendo. Possibile. Viso pieno di rughe, come mia nonna, ma non sorridente, quasi arrabbiato, viso rosso e denti marroni, quasi pronta a sputare. Il ghiaccio mi entra nelle ossa, mi alzo in piedi e ricomincio a camminare.
Mi fermo, volgo lo sguardo indietro. Siamo partiti solo da poco e già sono stanca. Sono stanca. Sono stanca. Continuo a pensarlo. Vedo tanta gente, marrone. Salticchio per risvegliare i piedi, uomini mi passano accanto, mi passano via. Non mi guardano, troppo indaffarati. Visi cupi, neri, occhi bassi ed imbronciati. Vita difficile, lavoro nei campi, mani callose e sporche. Ne sono orgogliosi, senza dubbio. Passa anche mio padre, quasi irriconoscibile, uguale agli altri. Il cielo è giallo, tanto giallo.
Finalmente lo vedo. Lui lo riconosco, non è come gli altri. È bello, alto, colorato. Gli corro incontro. Incredibile, ho la forza di correre. Gli stringo le braccia al collo e gli salto in braccio. Cadiamo nella neve, freddo. Molto freddo. Non lo sento più, il cuori sono caldi. Fuoco che scorre nelle vene, lava nelle arterie, nei polpastrelli, rigidi. Mi sorride, stanco e stupito. Lo bacio e lascio la gente passarci via, lasciarci da soli. I respiri si mescolano, ci scaldano. Come il fumo di una cioccolata calda.